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Gli studenti apprendono in carcere

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“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi i miei dolori, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io”. (Luigi Pirandello)

Durante il corso dell’anno scolastico 2018/2019 la classe 3P SIA dell’IIS “Mosè Bianchi”, ha partecipato ad un progetto dedicato ai GIUSTI in collaborazione con i detenuti della Casa Circondariale di Monza.

Questo progetto è stato coordinato dal prof. Tramontana e svolto dall’intero Consiglio di classe.

Hanno ideato e contribuito alla realizzazione del progetto Roberta Miotto (presidente dell’associazione “Senza confini”), lo psicologo Sergio Anastasia e l’educatrice Lucia Scarpa (entrambi della Casa Circondariale di Monza).

Agli incontri, che si sono tenuti con scadenza mensile, oltre alla partecipazione dei detenuti e degli studenti vi era anche la presenza di Don Augusto, cappellano della Casa Circondariale di Monza.

Questo progetto è iniziato ad ottobre del 2018 e si prevede continui anche nel prossimo anno scolastico.

Gli incontri iniziavano alle 8:30 e finivano alle 13:00.

Questo tipo di attività ha permesso agli studenti di apprendere in modo diverso da quello tradizionale scolastico attraverso un confronto con i detenuti su varie tematiche.

Le prime impressioni della classe alla prima giornata erano di vario genere: c’era chi se li aspettava con i tatuaggi e la divisa, chi se li aspettava maleducati e prepotenti (come vengono dipinti nei film). C’era anche chi si aspettava persone strane o chi aveva paura e non sapeva cosa sarebbe successo.

Già subito dopo aver finito il primo incontro tutti gli alunni si sono ricreduti e dalle persone cattive dei film sono diventate persone normali ed educate ed hanno capito che i detenuti sono esseri umani come noi provano le stesse emozioni e parlano la nostra stessa lingua.

Le prime impressioni e le riflessioni sintetizzate in un video

Gli incontri (descritti dagli studenti)

Incontro con Padre Solalinde

Nel primo incontro ci siamo presentati per rompere un po’ il ghiaccio e dopodiché abbiamo parlato di Padre Solalinde, della sua storia ed inoltre abbiamo riflettuto sulle nostre paure e ambizioni.

 Nel secondo incontro abbiamo parlato della famiglia e abbiamo discusso del film “la famiglia Belier” che ci ha aiutato a riflettere sui valori della famiglia.

Incontro con Don Mapelli

Nel terzo incontro abbiamo avuto la possibilità di parlare con Don Mapelli ed alcuni suoi ragazzi che ci hanno raccontato le loro singole storie.

    

Nel quarto incontro abbiamo parlato di Rosario Esposito La Rossa, della sua storia e della storia del cugino. Inoltre abbiamo visionato anche dei video che sono stati utili e ci hanno guidati nelle nostre discussioni.

Nel quinto incontro abbiamo incontrato Vito Fiorino, che ci ha raccontato la sua storia in maniera molto coinvolgente.

Nell’utimo incontro ognuno di noi ha sintetizzato questa prima fase del progetto in un disegno.

Il mio gruppo ha disegnato un aquila (anche se poi è uscito un pulcino obeso perché non riuscivamo a disegnarlo) che vola in alto nel cielo di nuvole, sullo sfondo l’orizzonte e il sole che affonda nel mare; tutto ciò significa libertà. Inoltre sul mare abbiamo disegnato il riflesso della metà del sole, formando così una grande sfera che rappresenta la vita nel bene e nel male (sta a chi guarda il disegno decidere se la vita sia in mare o in cielo). Successivamente con i segni lasciati dagli altri compagni abbiam deciso di dipingere all’interno del sole il simbolo dello Yin e dello Yang e in più lo stemma della pace di colore bianco.
Il disegno era una stella gialla su uno sfondo blu. La stella rappresenta gli esempi dei giusti da seguire nella propria vita. Quando è stata data la possibilità da parte dello psicologo di fare segni sul disegno da altri noi abbiamo tentato di coprirli. I segni coperti (e che quindi non ci sono più) li abbiamo interpretati come eventi della vita brutti ma di poca importanza che si eliminano, e quelli e indelebili li abbiamo provati a eliminare ma sono rimasti ugualmente e quindi li abbiamo interpretati come segni brutti che rimangono nella memoria.
Abbiamo scelto di disegnare una barchetta che rappresenta Vito Fiorino e quello che ha fatto, nelle vele della barca abbiamo deciso di mettere ciò che ha fatto Rosario La Rossa, mettendo dei libri all’interno delle vele. Poi abbiamo deciso per lo sfondo di dividere in due il foglio, nella prima parte abbiamo disegnato uno sfondo “pauroso” con il mare mosso e pieno di fulmini. Nell’altra metà abbiamo disegnato l’opposto perchè abbiamo pensato al fatto che dove va la barca porta sicurezza e tranquillità come hanno fatto Vito e Rosario.
Nel nostro disegno abbiamo deciso di interpretare 2 mondi opposti e paralleli, cioè quello della vita comune e quotidiana, e quello del carcere. Al centro si può notare una barca, cioè quella di Vito Fiorino, che ha il compito di salvare i detenuti e di reintegrarli nella comunità.
Se si fa attenzione, inoltre, si può far caso a quanto sia facile entrare nel carcere, e quanto sia difficile prendere la barca della salvezza.
Un altro particolare lo possiamo visualizzare nell’uso dei colori, poiché il mondo del carcere ha pochi colori ed inoltre sono tutti molto spenti, mentre l’altro mondo è molto colorato e vivace.

 

“Quest’esperienza ci ha fatto capire come sia labile il confine tra legale ed illegale e come sia facile in momenti di difficoltà e fragilità oltrepassare il limite pregiudicando la propria vita e quella dei propri cari e di come sia quindi giusto avere la possibilità di rimediare ai propri errori.

Per questo motivo “reputiamo che questo progetto debba essere esteso ad un numero più elevato di studenti. In modo tale da abbattere pregiudizi e luoghi comuni favorendo un reinserimento più semplicistico possibile all’interno della società”.

Riflessioni degli studenti

Riflessioni dei detenuti